domenica 29 gennaio 2012

A TUTTI I NON DORMIENTI!!

Carissimi e carissime non dormienti,
dalle ultime riunioni è emersa la necessità di raccogliere materiale di ciò che ci riguarda personalmente, ovvero le situazioni che viviamo nelle nostre strutture, cooperative, posti di lavoro ecc..
POTETE PUBBLICARLE QUI
Sarebbe bello raccoglierne un numero consistente per l evento che stiamo organizzando a marzo!
FORZA E CORAGGIO NON DORMIENTI!!
ASPETTO LE VS STORIE!!!
a domani e buona neve : )

Inoltro notizia del convegno organizzato da Eleonora Artesio LE RIFORME SANITARIE TRA DIRITTO ALLA SALUTE E SOSTENIBILITÀECONOMICA Sabato 4 febbraio 2012Ore 9.00– 13.30Corso Stati Uniti 23 – Torino

LE RIFORME SANITARIE TRA DIRITTO ALLA SALUTE E SOSTENIBILITÀ
ECONOMICA


Sabato 4 febbraio 2012 Ore 9.00– 13.30 Corso
Stati Uniti 23 – Torino


IL PROGRAMMA
DEL CONVEGN O LE NUOVE LINEE DI
INDIRIZZO DELLA REVISIONE DEL PIANO SOCIO SANITARIO REGIONALE


In Commissione sanità sono state presentate le linee di
indirizzo della revisione del piano socio sanitario regionale. La
metodologia formale prevede la modifica della precedente delibera di
piano nella parte riguardante l’assetto aziendale.

 CONSIGLIERE DONNE OPPOSIZIONE CONTRO LA DELIBERA COTA SUI CONSULTORI - “LA 194 LEGGE TUTELA LE DONNE”

Le consigliere di opposizione (Gianna
Pentenero, Mercedes Bresso, Angela Motta, Eleonora Artesio, Monica
Cerutti) insieme alla Casa delle donne, ad esponenti del movimento “Se
non
ora quando?” e del sindacato hanno tenuto una conferenza stampa sui
diritti delle donne e sulle scelte della Giunta Cota.

 ALTRO CHE BENEFICI: I SERVIZI PEGGIORANO E COSTANO MOLTO DI PIU'

 Intervista sulla sanità regionale su La Sesia del 20/01/2012.


 MENTRE NON SI PARLA PIU' DI CANDIOLO, LA REGIONE LANCIA UN IRCCS A NOVARA


In coerenza col precedente piano
sociosanitario, la Giunta Bresso aveva operato per la trasformazione
di Candiolo in Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico per
le malattie oncologiche.


GARANTE DEI DETENUTI, PROTESTA PIENAMENTE
CONDIVISIBILE


La protesta per la mancata nomina del
Garante dei diritti dei detenuti è pienamente condivisibile. Non si
tratta solo di un colpevole ritardo, ma della volontà di abrogare
questa funzione e la legge che la prevede.
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CACCIA, RECEPIRE NELLA NUOVA LEGGE TUTTI I
QUESITI REFERENDARI


La nuova legge sulla caccia
dovrà includere il totale recepimento di tutti i quesiti referendari:
limitazione del prelievo venatorio a 4 specie, divieto di caccia la
domenica e su terreno coperto da neve, limitazione dei prelievi
concessi alle aziende faunistico-venatorie.
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PRC E FDS: SI RIPRISTINI UN SERVIZIO ESSENZIALE, SI GARANTISCA UN
FUTURO AI LAVORATORI EX
WAGON LITS



Sosteniamo e supportiamo le ragioni
dei 65 lavoratori licenziati da Trenitalia che da settimane sono in
presidio permanente per difendere il proprio posto di lavoro e un
servizio indispensabile per chi ha la necessità di attraversare....

NB: VI CONSIGLIO DI ANDARE DIRETTAMENTE SUL BLOG DI ELEONORA ARTESIO E LEGGERE PER ESTESO IL PROGRAMMA,VISTO CHE NON RIESCO A POSTARLO!!!
GRAZIE! : )

CONTRIBUTO DI GIANNI GARENA ALLA RIUNIONE LAPS! INTERESSANTISSIMO!!

LaPS
tra presenza, pensiero, voglia di conoscenza e di impegno
….verso un mission/vision di apocalisse


Negli ultimi incontri del LaPS sono circolate e si è discusso di parole chiave, di idee/saperi, di questioni (probabilmente afferenti a forme di pensiero debole che, volendo, potremmo considerare vicine all’ermeneutica moderna di Vattimo ed alla fenomenologia di Paci e Rovatti) sulle quali sicuramente ci sentiamo determinate/i a esserci e ad impegnarci nei processi sociali di cui vogliamo occuparci.
Ci siamo detti, tra l’altro, che: 
-       le cose cambiano cambiandole ! Consideriamo come la realtà in cui si muovono le politiche sociali, in generale, e sicuramente a livello di città di Torino, sono caratterizzate da frammentazione, fragilità, sfarinamento. Questa frammentazione che fa da denominatore comune caratterizzante anche nel gestire i paradossi derivanti dalle diverse rappresentazioni dei diversi bisogni 
-       un testimonial tra i “decisori”, messo al corrente della esistenza e del lavoro del LaPS dice “….interessante il lavoro del LaPS, però…..è roba da comunisti”……
-       la crisi è così profonda da non consentire più ai coraggi individuali di diventare coraggio collettivo
-       la crisi è così profonda da non consentire l’elaborazione dei lutti e la costruzione di strategie di opposizione raccordata tra forze e componenti diverse. Nella crisi, ciascuno e ciascuna parte pare sempre orientata a “sfangarsela” da solo/a; si è imposto uno schema per cui la salvezza e salvaguardia di una parte coincide con la sconfitta-scomparsa di un’altra. La crisi è quindi crisi del “noi” e dei processi aggregativi, della sensibilità ad occuparsi dell’altro-altri in difficoltà; si sviluppa al contrario insensibilità e indifferenza ai traumi delle altre parti   
-       continuiamo ad usare parole di cui abbiamo perso il senso (tra queste parole, democrazia, partecipazione, solidarietà, equità, giustizia, salute, bene, ben-essere, ….politica)
-       c’è ricchezza di saperi, c’è conoscenza nei servizi e nelle comunità, nell’associazionismo ! Ma questo sapere fatica a circolare ed a diventare azione in grado di incidere e provocare cambiamenti
-       servizi e operatori sociali si stanno rapidamente allontanando dai bisogni e dalla vicinanza con la gente. E molti operatori sembrano stare benissimo in questa lontananza !
-       occorre trovare un filone di lavoro che ci accomuni ad altre lotte/iniziative e che ci faccia guardare oltre, oltre le nostre organizzazioni, oltre il nostro ristretto orizzonte... Ad es il tema/nozione di bene comune, considerare il welfare un bene comune insieme ad altri beni (trasporti locali, lavoro, acqua...).  La nozione di bene comune ci permette anche di uscire dalla polarità  privato/pubblico: non si tratta di difendere a priori l'intervento pubblico (quanti guasti in questi anni) e tantomeno il privato (oggi così di moda nelle liberalizzazioni) e su cui, nonostante l'esperienza, ci dicono di fare affidamento cieco.
-       è consigliabile che il LaPS esprima un proprio programma di lavoro anche fondato sugli esiti emergenti dal questionario inviato a tutta la mail list . Si ribadisce l’importanza  che tutti/e coloro che hanno a diverso titolo finora partecipato al Laboratorio, esprimano il loro parere su alcune questioni che possono orientare le scelte future del LaPS . In particolare, le funzioni -  dimensioni – attività  che si ritengono più rilevanti, la dichiarazione di disponibilità di tempo (individuale e collettivo) da dedicare a queste attività, la forma organizzativa attraverso la creazione del Comitato
-      è consigliabile condurre idee, ragionamenti, analisi, proposte a contesti limitati (ad es il territorio di una circoscrizione) anche per incrociare dati e informazioni in possesso ai diversi attori locali. In questi contesti sarà possibile affrontare alcuni fenomeni emergenti: ad esempio la riduzione degli accessi  registrati da alcuni servizi socioassistenziali del Comune nell’ultimo anno a fronte di duplicazione-triplicazione degli accessi ai diversi sportelli del volontariato o dell’associazionismo.
 
Una lettura emozionale di queste punti sembra rimandarci al testo – e alla musica - di chiamami ancora amore di Vecchioni
…..stanno uccidendoci il pensiero, ….i signori del dolore stanno gettandoci la memoria al vento
ma…..
….questa maledetta notte dovrà pur finire, e la riempiremo NOI di musica e parole…..perché le idee  sono come farfalle, come stelle, come voci di madre, …..come il sorriso di Dio……

Tentando (anche) una lettura analitica, è evidente come ci troviamo in presenza di problemi sociali complessi ma affrontati con una forma organizzativa che pare studiata appositamente per negare queste complessità:   il modello dominante è di tipo  burocratico meccanico per tutte le strutture operative centrali e decentrate, le attività sono fondate su rigidi principi gerarchici sovraordinati, i canali di comunicazione e le regole di lavoro sono rigorosamente standardizzate e caratterizzate dalla più ferrea normatività di  comportamenti formalizzati.

Gestire oggi pratiche di lavoro sociale su basi burocratico-meccaniche  comporta, inevitabilmente, che le consuetudini hanno un peso determinante, gli utenti sono meri oggetti della attività, l'ambiente interno è sclerotizzato (e in molti settori ammorbato), l’impianto normativo rappresenta per la dirigenza (ma anche per una parte rilevante dei quadri intermedi e degli operatori) un vincolo o alibi, non si autovaluta, non si sviluppano le risorse umane interne, le finalità complessive non sono percepite, la misura del successo è unicamente legata al rispettare/far rispettare le regole, l'autonomia tecnico-professionale è continuamente messa in discussione, la programmazione è unicamente legata alla distribuzione di risorse (sempre più scarse) ed  é orientata al controllo e agli atti, sono limitati o inesistenti gli orientamenti alla qualità e alla misurazione dell'efficacia degli interventi, la formazione e la supervisione vengono viste come pericolo.

Questa lettura (forse spietata, ma realistica !) impone a chi si sente, a chi vuole occuparsi di politiche sociali per la nostra città, di enunciare – e far conoscere – un impegno individuale che può divenire impegno collettivo nell’ azione del LaPS.  Impegno del LaPS che essenzialmente si indirizzi
  1. a mettere insieme elementi di analisi, di conoscenza, per “fare cultura” e costituire una coscienza critica costruttiva nelle logiche di un “noi” più esteso possibile 
  2. a produrre ipotesi di buone prassi a partire da buone domande che interroghino le competenze politiche e tecnico-scientifiche in campo. 

Rispetto al punto 1,  si tratta di difendere e promuovere Politiche Sociali (attraverso i servizi sociosanitari, i diversi attori del terzo settore, i  servizi del welfare esteso della città di Torino) in quanto “beni pubblici”, “beni comuni” non commercializzabili. Beni che nessuno Stato, nessuna Regione, nessun Comune, può privatizzare o aziendalizzare” asservendoli alle regole del mercato e del profitto. Politiche Sociali, quindi,  come luoghi “vivi” di esercizio della giustizia e della solidarietà che si occupano della salute e del ben-essere di tutti, luoghi di diritti che sono da considerare “patrimoni dell’umanità” ( cioè appartenenti a tutti ed a ciascuno), luoghi in cui abitare dimensioni di responsabilità sociale pubblica all’interno di organiche forme di partecipazione – coprogettazione per garantire che quei diritti siano esigibili e costituiscano opportunità per  costruire alleanze trasversali sul bene salute.

Rispetto al punto 2, le domande da cui partire sono molte. Tra queste
-       come guardare ad una nuova cultura organizzativa dei Servizi superando gli esiti negativi dei processi di aziendalizzazione, della parcellizzazione e dequalificazione degli interventi, della delegittimazione delle capacità diagnostiche, della delegittimazione del fondamentale lavoro degli operatori per produrre beni relazionali utili alle persone e alle comunità ?
-       come affermare l’esigenza di fare ricerca per trovare forme e strumenti in grado di affrontare l’attuale generalizzata frammentazione tra le persone e le organizzazioni che agiscono nelle politiche sociali cittadine ?   
-       come avviare una utile ed incisiva riflessione sulle solitudini degli operatori ? come andare oltre le mere lamentazioni, misurandosi col nuovo e con diverse dimensioni “possibili” del lavoro professionale nel sociale ?
-       come evitare autoreferenzialità e confrontarci il più possibile con…..?  Con i  diversi movimenti, i diversi attori, le diverse epistemologie di narrazione e interpretazione delle politiche sociali cittadine, il modo delle economie solidali, i giovani che di affacciano alle professionisti del sociale, i giovani volontari e cooperatori disposti a mobilitare le loro nuove intelligenze verso le politiche sociali che verranno…..
-       siamo ad un triste tramonto, oppure siamo all’alba di una nuova dimensione-sfida delle politiche sociali e delle relative organizzazioni ?
-       possiamo rivedere il nostro e l’altrui linguaggio per ridiscutere e dare senso alle parole usate e abusate in questi tempi complessi ? quali significati oggi ci servono – e sono narrabili e verificabili nelle storie di vita quotidiana – rispetto alle Politiche Sociali ? cosè oggi, per il nostro costruendo NOI, politica, politica sociale, solidarietà, giustizia, esigibilità del diritto, democrazia, uguaglianza ed equità, pace (….da un po’ non se ne parla !), partecipazione, tolleranza,……………..??????   


Per affrontare queste domande, per costruire ipotesi culturali e politiche, serve oggi – a mio sommesso parere - …… un’apocalisse !  Apocalisse nel significato proprio di disvelamento, di azione profetica per abbassare il velo e la nebbia, di fare luce rispetto alle caratteristiche di  questa modernità liquida torinese di cui ci vogliamo occupare.  Apocalisse come esercizio di coraggio (appunto, come visto sopra, ….consentire ai coraggi individuali di diventare coraggio collettivo) per “dis-velare” truffe e raggiri, trappole, differenziali semantici, per smetterla di usare parole – nei documenti, nelle delibere, negli atti, nelle discussioni -  del cui significato  non siamo più sicuri; parole che parlano di un mondo che non c’è più, legate a valori oggi apparentemente irrealizzabili, quotidianamente smentiti e umiliati; parole che gargarizziamo ma che non entrano nella vita delle persone, non sono capaci di liberare e di aiutare a liberarsi.

A puro titolo di esempio, provando a svolgere una esercitazione su uno di questi termini, la SOLIDARIETA’, o SOLIDARIETA’  SOCIALE , o DIRITTO ALLA SOLIDARIETA’  SOCIALE, potrebbero emergere le seguenti prospettive di apocalisse

Apocalisse a partire dai primi quattro articoli della Costituzione oggi assolutamente ignorati o dimenticati , inevasi, privi delle necessarie condizioni di esigibilità, fuori dalle priorità culturali prima che politico-economiche dei governi. Nessuna forza politica ha oggi il coraggio di denunciare apertamente questo gap tra diritto proclamato e diritto praticato (oggi, e probabilmente nell’immediato futuro …..impraticabile) e di affermare pubblicamente che non siamo più in uno Stato di diritto dove c’è sempre meno Res-Pubblica e sempre più Res-Privata !
Così avanza una cultura nefanda secondo la quale, in sostanza,  “….una cosa è quanto scritto nella Costituzione, un’altra cosa  la sua attuazione e garanzia”.
La Solidarietà di cui si parla nell’art.2 è totale, globale, ….non si scappa ! La Res-Pubblica - quella fondata sul valore e diritto fondamentale LAVORO come da artt. 1 e 4 – si basa, si regge  su un patto di cittadinanza fondamentale: riconosce e garantisce i diritti inviolabili (dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità), e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà nelle tre accezioni integrate di solidarietà politica, economica e sociale. L’aggettivo “inderogabile” è il più potente, nella lingua italiana, per significare perentorio, categorico, tassativo, indilazionabile, …che deve essere assolutamente rispettato, di cui non se ne può, non se ne deve fare a meno (pena la rottura del patto medesimo)!    
Questo concetto fondativo della nostra Res-Pubblica torna immediatamente ad essere ribadito nell’art.3 (la dignità e l’uguaglianza) in ordine “alla rimozione degli ostacoli al pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Apocalisse, rispetto a quanto espresso dalla Legge 8 novembre 2000 n. 328 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” che all’Art. 1(Princìpi generali e finalità) al punto 5 afferma,  tra gli scopi  del sistema integrato di interventi e servizi sociali, “la promozione della solidarietà  sociale, con la valorizzazione delle iniziative delle persone, dei nuclei familiari, delle forme di auto-aiuto e di reciprocità e della solidarietà  organizzata”.
Questi scopi sono ribaditi al succ art Art. 16  a proposito del “ l’esigenza di favorire le relazioni, la corresponsabilità e la solidarietà  fra generazioni, nonché all’Art. 19 a proposito della definizione del Piano di zona  ove i “Comuni ….provvedono…. a definire il piano di zona, che individua….le modalità per la collaborazione dei servizi territoriali con i soggetti operanti nell’ambito della solidarietà sociale a livello locale e con le altre risorse della comunità” per “favorire la formazione di sistemi locali di intervento fondati su servizi e prestazioni complementari e flessibili, stimolando in particolare le risorse locali di solidarietà e di auto-aiuto….”

Apocalisse rispetto a cose di cui non si discute mai, o se ne discute pochissimo (forse perché è difficile discuterne).
-       Ad esempio, gli atteggiamenti (solidaristici?) degli operatori che esercitano professioni di aiuto nei confronti delle povertà che incontrano ogni giorno sul loro cammino fuori orario di servizio. Troviamo atteggiamenti distinguenti questi professionisti della solidarietà dagli atteggiamenti di altri cittadini ? Troviamo atteggiamenti giusti (o più giusti ), esistono atteggiamenti – comportamenti etici (o più etici)in grado di battere il fastidio e/o l’indifferenza ? Quali oggi le condizioni culturali e organizzative per praticare una giusta solidarietà in termini professionali ? quali i confini ed i limiti di setting (orari di lavoro, disponibilità, carichi di lavoro e di com-passione…..)  
-       Ad esempio, l’azione solidaristica professionale quando l’intervento non è richiesto dall’utente-paziente. Che cos’è oggi la solidarietà obbligata da fornire e da ricevere ?  
-       Ad esempio, perché diamo per scontato che le più rilevanti manifestazioni di solidarietà individuale e collettiva ricerchino situazioni di straordinarietà (vds calamità naturali, guerre, carestie, persecuzioni di massa,….) ed entrino in crisi o si ridimensionino in situazioni di ordinarietà (magari “liquida” e “limacciosa”)? Perché non ci interroghiamo se gli 8 milioni di italiani (quanti in Torino ?) che risultano appartenere a organizzazioni di volontariato sono 8 milioni di persone veramente solidali ? perché non accettiamo che oggi solidarietà ed indifferenza ballano in coppia sul ritmo dell’insicurezza ?

Apocalisse per far emergere un vizio, un peccato capitale, un male  dominante il nostro tempo: l’accidia. Questa si manifesta attraverso la noia, l'indifferenza, l'afflizione, lo scoraggiamento che induce persone e formazioni sociali a lasciare – lasciarsi  perdere di fronte alle difficoltà, a smarrire ogni tensione e passione politico-culturale, all'instabilità….fino allo  sconforto. Recenti approfondimenti sulle cause psicosociali dell’accidia evidenziano la smodata autoreferenzialità e autocentratura che porta attori individuali e collettivi a valutare ogni fenomeno unicamente in funzione dei propri bisogni, della propria idea e vision del mondo, dei propri desideri e giudizi.

In attesa …..dell’apocalisse, qualche riferimento alla dottrina sociologica ci aiuta a considerare i termini di assoluta complessità della Solidarietà (in senso lato) e della Solidarietà Sociale (in senso più specifico anche riferito alla possibile configurazione di cui all’art. 2 della Costituzione).

La letteratura sociologica intende la Solidarietà prevalentemente come
-       capacità dei membri di una collettività (comunità) di agire nei confronti di altri come soggetto unitario. Tale capacità implica correlazioni con le determinanti del sistema sociale, del livello di integrazione sociale, del consenso; 
-       necessità e capacità (elementi distinti e sempre da correlare, in sostanza ci può essere necessità, ma non sussistere la capacità) della società civile, in tutte le sue espressioni attive, di assumersi responsabilità virtuose rispetto ai processi di esclusione sociale e alle persone in condizioni di disagio nella normalità della vita. Ecco quindi subito comparire, correlata alla solidarietà, la  responsabilità;
-       matrice socioculturale e base etica che legittima e motiva le relazioni intersoggettive ed i rapporti funzionali che ogni collettività costruisce quotidianamente ad opera dei soggetti che in essa agiscono;
-       elemento processuale unificante una organizzazione sociale che ne costituisce i riferimenti generativi di autoidentificazione e di responsabilizzazione. In tal senso la solidarietà è costituita da processi sociali complessi che ne modificano continuamente la conformazione;
-       costruzione simbolica, oggettivata in strutture e azioni, interiorizzata dai soggetti, che prevede diversificazioni all’interno della stessa società o all’esterno.   
E, sempre in letteratura, troviamo alcuni  elementi costituenti  - e vincolanti - la solidarietà in una determinata organizzazione sociale[1]. In particolare:
l’ Identità sociale: condivisa dai membri, il riconoscimento di ciò che definisce il “noi” (…eccolo qui !)
la Reciprocità: disponibilità a rapportarsi ed avere scambi  - di doni materiali o simbolici, di credibilità, di vantaggi - vicendevoli tra i membri. Mette in gioco aspetti cognitivi, affettivi  ed emozionali con particolare riguardo alla fiducia[2] in termini di credito e affidabilità dato all’altro individuo o ad un sistema di relazioni
la Responsabilità: disponibilità ad assumersi obbligazioni, impegni; disponibilità ad accettare l’imputazione delle azioni che si compiono, a motivare ciò che si sceglie di fare, ad assumere con altri e per altri obiettivi-costi-rischi-risultati-effetti delle azioni nel contesto della comune convivenza
la Tensione: la continua esigenza di combinazione o di conflitto tra le tre componenti di Identità, Reciprocità, Responsabilità; la continua esigenza di gestire rapporti di inclusione (di nuovi membri) e di esclusione (di membri interni devianti). E’ evidente come nell’attuale società, fortemente caratterizzata da individualismo-individualizzazione, questi tre elementi assumono caratteristiche conflittuali; particolarmente acuto il conflitto sul riconoscimento dell’altro. La negazione del riconoscimento tra individui e gruppi (….”io non ti conosco”) oscilla tra diversi livelli: dall’estremo della  distruzione dell’integrità fisica, all’esclusione dal godimento di diritti (vds il diritto alla cittadinanza per i minori figli di immigrati), alla disistima ed alla negazione di considerazione sociale per determinati valori e stili di vita.  Il riconoscimento solidaristico dell’altro è oggi estremamente complesso; secondo Habermas[3] occorre un forte diritto (esigibile) che tuteli in modo generalizzato i rapporti tra le persone e le collettività, diritto che va costruito attraverso permanenti procedure discorsive e dialogiche che mirino all’intesa tra i diversi soggetti che si sentono partecipi di un’etica pubblica condivisa. 


Ovviamente, questi sono solo primi sintetici appunti su questa tematica così vasta e complessa che va sotto la dizione SOLIDARIETA’ e SOLIDARIETA’ SOCIALE, appunti – se si ritiene utile - da verificare ed integrare, aperti al contributo di tutti.
Qualora questo metodo di lavoro potesse esser giudicato proficuo rispetto all’impegno 1 del LaPS ( mettere insieme elementi di analisi, di conoscenza, per “fare cultura” e costituire una coscienza critica costruttiva nelle logiche di un “noi” più esteso possibile), potremmo provare a ridiscutere e dare senso ad altre parole rilevanti correlate alle Politiche Sociali.





15 gennaio 2012
gianni garena


[1] I.De Sandre, E.Bianchi, Solidarietà e soggetti:servizio sociale e teorie di riferimento, Fond.Zancan, Padova, 2000
[2] D.Gambetta (a cura di), Le strategie della fiducia, Einaudi, Torino, 1989
[3]J.Habermas, Solidarietà tra estranei, Guerini, Milano 1998

giovedì 26 gennaio 2012

prox RIUNIONE Operatori Sociali non Dormienti lunedi 30 GENNAIO 2012

LUNEDI' 30 GENNAIO 2012
RIUNIONE/INCONTRO NON DORMIENTI
Coop.IL PONTE
C.so Tortona 28
Torino-ore 21.00-

Cari Non Dormienti,riunione organizzativa per:
- evento da organizzare a marzo sul tema tagli e continui tagli al welfare e sul clima di anestesia che accompagna la mancanza di diritti e di giustizia sociale
-Evento di solidarietà agli operatori di Ivrea e ai tagli in atto ai servizi sul territorio di Ivrea
.Siate numerosi.
E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te."

http://www.facebook.com/ifasti#!/pages/Operatori-Sociali-Non-Dormienti/213160178744114

sabato 21 gennaio 2012

prox RIUNIONE Operatori Sociali non Dormienti lunedi 23 GENNAIO 2012

LUNEDI' 23 GENNAIO 2012
INCONTRO OPERATORI SOCIALI NON DORMIENTI

BAGNI PUBBLICI
Via.Agliè 9
Torino
ore 21,00

Cari Non Dormienti,riunione organizzativa per evento da organizzare a marzo sul tema tagli e continui tagli al welfare e sul clima di anestesia che accompagna la mancanza di diritti e di giustizia sociale..Siate numerosi.
Per chi vuole venire un pò prima nella stessa sera ai Bagni pubblici c'è la presentazione di Guida Migrante(ore 20.30)...

http://www.facebook.com/events/163078587127938/?notif_t=event_invite

ISCRIVITI ALLA PAGINA DI OPER.SOCIALI NON DORMIENTI

http://www.facebook.com/#%21/pages/Operatori-Sociali-Non-Dormienti/213160178744114

giovedì 12 gennaio 2012

prox RIUNIONE Operatori Sociali non Dormienti lunedi 16 GENNAIO 2012

Ciao a tutti i Non dormienti!!!

Coop.IL PONTE-C.so Tortona 28,  Torino

 
Prossima riunione Non Dormienti
Lunedì 16/12/1012,ore 21.00
Ordine del giorno
-Costruzione di un evento pubblico sulla condizione del welfare a Torino,con un attenzione particolare a temi quali etica e anestesia e giustizia sociale.

Il sistema della delega ha contribuito a costruire questo sistema ingiusto e violento...è importante la partecipazione attiva di tutti.
VI ASPETTIAMO!

COS'è IL NUOVO PIANO SANITARIO SECONDO LA REGIONE PIEMONTE

La Giunta Regionale ha approvato, nel corso della seduta odierna, il nuovo Piano Socio Sanitario Regionale che da oggi affronterà le varie fasi di approfondimento come previsto dalla legge.
Il Piano si suddivide in quattro distinte parti: la prima dedicata alle priorità del servizio socio sanitario piemontese agli obiettivi che il Piano stesso persegue; seguono la parte relativa al riordino del servizio sanitario regionale e alla governance del SSR; l’ultima parte è dedicata all’accreditamento e alla valutazione.

“Si tratta di un ulteriore passo – spiega il Presidente della Regione Piemonte Roberto Cota - per l'attuazione della Riforma Sanitaria. Vengono delineati  tutti i contenuti della delibera del 29 dicembre 2010. Si va avanti con  la  riforma,  che porterà ad una  modernizzazione del sistema, oltre che  a dei risparmi derivanti dalla lotta a sprechi, inefficienze e duplicazioni”.

“Con l’approvazione del Piano da parte della Giunta regionale – spiega l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte Paolo Monferino – inizia il percorso in sede di Commissione e di Consiglio, mentre parallelamente continuerà il dialogo a livello istituzionale, con il mondo associativo e con enti ed organismi che operano nel settore della sanità e dell’assistenza sul territorio piemontese. Il Piano Socio Sanitario Regionale  si propone, portando avanti la razionalizzazione del sistema stesso, di liberare risorse che potranno essere riutilizzate anche per attività socio sanitarie, contribuendo a sostenere il Fondo per la non autosufficienza, per il quale sono già partiti i lavori dello specifico tavolo costituito la scorsa settimana. Vogliamo creare un sistema sanitario sostenibile nel tempo anche economicamente, attraverso un attento monitoraggio dei costi e la loro costante verifica. Sarà fondamentale rafforzare la collaborazione tra pubblico e privato e razionalizzare l’impiego delle risorse umane che rappresentano il capitale più importante del sistema sanitario piemontese”.

LE NUOVE LINEE DI INDIRIZZO DELLA REVISIONE DEL PIANO SOCIO SANITARIO REGIONALE (dal blog di Eleonora Artesio)

 In Commissione sanità questa mattina sono state presentate le linee di indirizzo della revisione del piano socio sanitario regionale. La metodologia formale prevede la modifica della precedente delibera di piano nella parte riguardante l’assetto aziendale, ai fini di aggiornarlo alla nuova architettura proposta, e il completamento dei percorsi clinici recuperando omissioni pesantissime della precedente versione, ad esempio la totale assenza dei capitoli sulle tossicodipendenze e sulla salute mentale.
Per la nuova prospettiva gli elementi salienti sono:
- la conferma dell’attuale assetto aziendale, ad eccezione della considerazione del polo Molinette-CTO-Sant’Anna-Regina Margherita che confluirebbe in una unica AOU;
- il coordinamento in forme sovra-aziendali, temporaneamente denominate federazione sanitarie, che avrebbero funzioni non assistenziali quali acquisti di beni e servizi, logistica, edilizia sanitaria, piattaforma informatica, gestione del personale dipendente, rapporti contrattuali con la sanità privata. Inoltre di una funzione di programmazione per la rete ospedaliera, per la rete territoriale e per l’area dell’integrazione socio-sanitaria. A sovrintendere le federazioni sanitarie dovrebbe essere nominata una figura apicale equivalente a un direttore generale, ma non un apparato in quanto le funzioni cooperative verrebbero svolte dalle figure professionali dei settori tecnici e amministrativi già esistenti nelle aziende sanitarie;
- l’individuazione delle federazioni sanitarie è la seguente: 1) Città della Salute (Molinette-CTO-Sant’Anna-Regina Margherita) + Asl To1 + Asl To 5; 2) Asl To 2 + Asl To 4 con i rispettivi presidi ospedalieri; 3) AOU San Luigi + AO Mauriziano + Asl To 3; 4) Asl AT + Asl AL + AO Alessandria; 5) Asl CN1 + Asl CN2 + AO Cuneo; 6) Asl VCO + Asl NO + Asl BI + Asl VC + AOU Novara.
La forma giuridica delle federazioni non è, al momento, definita. Si ipotizzano due opzioni: una forma consortile o un ente strumentale regionale. Risulterebbe evidente il superamento delle competenze sanitarie di Scr (Società di Committenza Regionale).
In questa costruzione risulta assente l’architettura istituzionale, ovvero la relazione della democrazia rappresentativa dei Comitati dei Sindaci di distretto e della Conferenza dei Sindaci di Asl con i luoghi in cui si esercita la funzione di programmazione sanitaria. Tale funzione non può essere sottratta alle aziende, anche ai sensi della normativa nazionale; tuttavia il ruolo di programmazione assegnato alle costituende federazioni sanitarie trasferirebbe ad un livello di area vasta la competenza, senza corrispondenza con un’analoga configurazione della rappresentanze politiche per le funzioni di indirizzo e di controllo assegnate ai sindaci.
Secondo l’assessore, una prima risposta a tale obiezione avanzata sarebbe che la programmazione aziendale si misura con le istituzioni elettive, mentre la sovra programmazione di area vasta svolgerebbe un ruolo di armonizzazione e di vigilanza affinché le scelte di programmazione territoriale non creino squilibri del sistema. La programmazione sovra-aziendale non sarebbe propositiva, ma di coordinamento e di garanzia rispetto all’equilibrio di scala regionale. Non è poi indifferente la forma giuridica di questi livelli di area vasta, anche perché la stessa forma lascerebbe soluzioni diverse in ordine ad alcuni aspetti, ad esempio quelli relativi ai partenariati pubblico-privato o alle sperimentazioni gestionali, intese non nella tradizionale forma “stile Coq”, ma ad esempio con i soggetti portatori di risorse e di know how in ambito informatico, di gestione magazzini, di progettazione e costruzione.
Ancora una volta, e per il momento finché non si vedrà il testo complessivo della nuova forma di piano, non si parte dai bisogni di salute delle popolazioni e dalle organizzazioni socio-sanitarie coerente con la soddisfazione del bisogno, ma dall’impianto aziendale e dalle forme ritenute da chi governa più consone per esercitare un controllo prevalentemente economico sul sistema sanitario.

martedì 10 gennaio 2012

PIANO RIENTRO, PER IL MINISTERO IL PIEMONTE E' INADEMPIENTE

A meta' dicembre, contemporaneamente, la Giunta piemontese rassicurava della buona accoglienza ministeriale sui risultati del piano di rientro e il Ministero, viceversa, lo dichiarava insufficiente in quanto incapace di realizzare riforme strutturali come per le postacuzie, ma soprattutto il Ministero dichiarava il Piemonte insufficiente rispetto al recupero del 5/oo del disavanzo 2004 (Giunta Ghigo), quindi non trasferibili i 509 ml euro per i quali si e' reso necessario il piano di rientro.

Che col piano di rientro si deprima il sistema, senza i vantaggi eventuali di una maggiore entrata dallo Stato, lo ripetiamo dal 2010, da quando Cota ha accelerato il piano di rientro; da quando ha voluto ridurre di 150 ml di euro il finanziamento regionale mentre anche il Ministero si era attestato su una riduzione di soli 50 ml; da quando sindacati e cittadini ci segnalano chiusure e ridimensionamenti dei servizi, prevedibili conseguenze di manovre congiunturali che arrestano il sistema e basta, come il blocco delle assunzioni.
Ed e' dal 2010 che ci sentiamo raccontare da Cota e da Monferino la favoletta che si riducono gli sprechi, non i servizi. Così nel 2012 il bilancio della regione dovrà sopportare l'integrazione di 60 ml di euro perchè l'obiettivo voluto da Cota non si è raggiunto; la maggiore integrazione ai costi della sanità di almeno 200 ml senza alcun reintegro da parte del Ministero sui disavanzi dell'epoca Ghigo.
I cittadini e gli operatori sopporteranno l'ulteriore depressione tra tickets, blocco dei servizi e liste di attesa. Come esito della rivoluzione epocale della sanità leghista, come frutto dello sforzo titanico della cultura industriale dell'assessore,complimenti!! Per favore,ci vengano risparmiate altre rivoluzioni ed altre performances manageriali!
Torino, 9 Gennaio 2011

IL "PACCO" DI NATALE DELL'ORDINE DEGLI PSICOLOGI DEL VENETO

Vi è mai capitato di ricevere in regalo una mega scatola di cioccolatini e poi trovarvi davanti a mezza dozzina scarsa di palline marroni, pallide e strapazzate, divise in fila per quattro per farle sembrare di più?
Questo è quello che Altrapsicologia si è trovata davanti leggendo il bilancio di previsione 2012 dell’Ordine Psicologi Veneto.
Ma cos’è un Bilancio di Previsione? è un pacchetto di documenti composto da un bilancio finanziario (la tabellina con le cifre da destinare alle singole voci di spesa), e alcune relazioni di accompagnamento che spiegano la natura delle spese e il motivo per cui i soldi vengono messi in un posto invece che in un altro. Praticamente è il documento che dice tutto quello che farà l’Ordine nell’anno successivo (in questo caso il 2012).
COSA E’ SUCCESSO ALL’ORDINE VENETO?
Nel corso del 2011 è venuto a mancare un reale accordo di maggioranza. Succede, è normale, perché il consiglio dell’ordine è un organo elettivo e democratico: confronto politico e decisione per votazione sono i suoi capisaldi e può capitare che emergano posizioni diverse, che andrebbero conciliate.
Anche per approvare il bilancio di previsione serve una maggioranza di voti a favore. E così il presidente e il tesoriere, che hanno il compito di stendere materialmente il documento e presentarlo al consiglio, si sono trovati a scegliere la via della condivisione (“faccio un giro di consultazioni e stendo un bilancio condiviso”) o la via dell’imposizione (“faccio a modo mio e vediamo se riesco a farlo votare”).
Normalmente in questi casi si sceglie la via della condivisione, specialmente se non si è sicuri di avere l’appoggio per far approvare le proprie proposte.
Invece è stato chiaro fin da subito che la scelta sarebbe caduta sull’imposizione: (1) tutti i consiglieri sanno quando c’è un bilancio in costruzione (2) nel consiglio dell’ordine ci sono tre consiglieri di Altrapsicologia (3) l’associazione non viene contattata in nessuna forma… è chiaro che chi redige la proposta di bilancio pensa di poter fare a meno di AP.
Una scelta rispettabile, per carità… se si ha comunque il sostegno degli altri consiglieri, se il bilancio è fatto bene, se il revisore dei conti si pronuncia positivamente, allora si può anche fare. Peccato che non sia stato questo il caso.
IL RISULTATO DI QUESTO PASTICCIO?
(1) Un bilancio piuttosto fantasioso: praticamente una scatola vuota, da cui sono spariti i progetti con cui la maggior parte dei consiglieri è stata eletta!
(2) La cosa più paradossale è che anche presidente e tesoriere sono stati eletti sulla base dei progetti che hanno tagliato: prima ti fai votare con un programma elettorale, e poi ne cancelli i punti salienti?
(3) La relazione programmatica del presidente, che accompagna il bilancio economico con una spiegazione dettagliata dell’indirizzo politico, è strabiliante: rispetto al 2011, è sparito il 90% del testo, un restante 8% è stato copiato pari pari, e il 2% che avanza è un misto di contenuti originali e copia/incolla di regolamenti.
(4) Come se non bastasse, il revisore dei conti (che ha una funzione di controllo esterno) ha sottolineato uno sbilanciamento in passivo. Non ancora una situazione economica critica, ma di certo una graduale erosione dei risparmi accumulati. Tutto si può fare… ad esempio, posso avere grandi progetti e molti servizi che giustificano l’uso dei risparmi. Ma in questo caso, di progetti e servizi è rimasto poco e nulla.
Che fare? Altrapsicologia ha dei consiglieri all’interno dell’Ordine Veneto, e quindi ci siamo interrogati a lungo: Che facciamo? bocciamo un bilancio che secondo noi è sbagliato approvare, perché tradisce il patto con i colleghi che ci hanno eletti? oppure ci asteniamo e lasciamo fare?
Già, perché è facile dare tutta la colpa al presidente, al tesoriere, alla crisi, alle mezze stagioni o al governo ladro. Ma quando si deve votare un bilancio, la responsabilità è personale e ogni consigliere deve pretendere il rispetto del mandato elettorale.
E così è stato: Altrapsicologia ha preso una posizione di netta contrarietà. Le motivazioni dettagliate le potete leggere nella dichiarazione di voto che è stata letta in consiglio, che trovate QUI.
MA COSA E’ SCOMPARSO RISPETTO ALL’ANNO SCORSO?
Tutte le commissioni attualmente attive, i gruppi di lavoro a cui molti colleghi hanno partecipato, anche con proposte molto interessanti, le officine psicologiche (incontri gratuiti per gli iscritti sui temi della professione, che hanno raccolto in un anno circa 500 partecipanti nelle diverse province venete), le attività di comunicazione e ufficio stampa (a cui gli enti pubblici sono obbligati da una serie di norme, ma che servono anche a promuovere la professione presso la cittadinanza), il progetto dettagliato per la tutela dall’esercizio abusivo.
Persino un punto sullo sviluppo di nuove opportunità e settori è stato estirpato e sostituito da un residuo medievale: la definizione di criteri e linee di indirizzo per poter esercitare in questo o quel settore della professione… come se non avessimo già abbastanza limitazioni, ora ce le mettiamo da soli e proprio mentre il governo sta andando nella direzione opposta!
In compenso, la quota di iscrizione passerà da 155 a 140 euro l’anno: un panettone e una bottiglia come premio di consolazione?
Qualcuno cerca disperatamente di salvare una relazione programmatica ridotta a 4 pagine (nel 2011 erano circa 40), sostenendo che la qualità non si vende a peso. Sarà pur vero, ma uno sforzo in più per produrre qualcosa oltre le 1600 nuove battute (spazi compresi), forse si poteva fare.
E forse, in queste fasi critiche, sarebbe stato meglio ascoltare le voci di tutto il consiglio e formulare un bilancio condiviso.
Comunque, alla fine il bilancio non è passato. L’Ordine Psicologi Veneto è in esercizio provvisorio: si gestirà la situazione mese per mese fino a raggiungere un nuovo accordo che, speriamo, sia rispettoso del mandato avuto dai colleghi.
Un risultato doloroso, ma necessario. Il messaggio rimasto alla fine della riunione è stato chiarissimo, da tutte le parti (Altrapsicologia, SIPAP e Cultura & Professione): il bilancio previsionale deve essere costruito con la partecipazione di tutte le parti presenti in consiglio, a rappresentanza di tutti gli elettori.

CHI HA VOTATO COSA…
CONTRARI:
Anna Galiazzo, Stefania Vecchia, Federico Zanon (Altrapsicologia)
Andrea Petromilli, Pierluigi Policastro (SIPAP)
ASTENUTI:
Cesarina Negrizzolo, Nicola Michieletto, Umberto Lamberti (Cultura & Professione)
FAVOREVOLI:
Marco Nicolussi, Carmen Muraro, Tiziana De Ruggieri, Alessandro De Carlo
ASSENTI:
Elena Prunetti, Elena Bravi, Annarita Barbuzzi
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domenica 8 gennaio 2012

contratto delle COOPERATIVE SOCIALI


Cari compagni e compagne vi giro la presa di posizione dell'area programmatica della CGIL che vogliamo F.P. a proposito del rinnovo del CCNL delle cooperative sociali.A.
NO alla preintesa sul Ccnl Coop Sociali
 
Venerdì 16 dicembre è stata firmata l’ipotesi d’accordo sul CCNL delle Cooperative sociali tra Fp Cgil, Fisascat Cisl, Cisl Fp e Uil Fpl con le controparti Legacoopsociali, Federsolidarietà-Confcooperative e Agci-Solidarietà.
Un contratto che è scaduto alla fine del 2009 e che vede i lavoratori del settore, già duramente provati dalla crisi, dai tagli nazionali e locali, privi ormai da due anni di un qualsivoglia aumento contrattuale. Non c’è stato in questo periodo nessun serio tentativo di mettere in difficoltà le controparti, a parte qualche sporadico presidio: nemmeno un’ora di sciopero per sostenere la vertenza del rinnovo contrattuale!
La nostra Organizzazione ha deciso di sacrificare sull’altare dell’unità sindacale ogni iniziativa vertenziale e conflittuale, questo accordo è infatti l’applicazione concreta della linea di Cisl e Uil sulla contrattazione. Non a caso, infatti, lo stesso adeguamento retributivo previsto è nel solco dei parametri individuati dall’accordo separato del gennaio 2009, quello che giustamente allora la Cgil non firmò perché la considerava “una vera e propria operazione di riduzione programmata dei salari”.
La distanza, poi, dalla piattaforma a suo tempo presentata per il rinnovo contrattuale nel giugno 2009 è addirittura abissale: ricordiamo che nella piattaforma si sosteneva che “gli aumenti contrattuali dovranno decorrere dal 1° gennaio 2010” e sugli obiettivi salariali si rivendicava la somma di 145 euro con riferimento al livello C1, anche per garantire “il recupero delle differenze retributive con gli altri contratti del settore” e una quota salariale per la contrattazione di secondo livello.
E’ l’applicazione della linea del “quieto vivere” non solo con le Cooperative, ma anche con gli Enti locali che dovranno rispettare (sempre che lo facciano) quelle tabelle nella costruzione delle gare d’appalto.
Viene proposto un aumento di 70 euro lordi al livello C1, a partire dal gennaio 2012, che non viene erogato in un’unica soluzione, ma in tre tranches, mentre non viene riconosciuto neppure un euro per gli anni 2010 e 2011. Ma la nostra Organizzazione non si era spesa tanto a parole per sostenere il principio correttissimo che dice “a uguale funzione uguale salario”? Non abbiamo sempre dichiarato che il livello retributivo degli operatori dei comparti privati devono essere posti sullo stesso piano del Pubblico Impiego?
L’ultima tranche, massima ironia, arriverà a contratto scaduto, nella primavera del 2013 … non è sicuramente un incoraggiamento a rinnovare l’accordo con la massima rapidità!
Ma non basta! Si prevede anche la possibilità di ricorrere ad accordi territoriali di “gradualità concordata” dalle parti per quanto riguarda l’applicazione degli aumenti contrattuali!
Perchè fare una concessione del genere sul Ccnl, aprendo al piano inclinato delle “gradualità” territoriali, sdoganando il principio della derogabilità della parte economica del contratto? Se si mette in discussione il principio per cui il Contratto Nazionale e i suoi livelli retributivi possono essere applicati difformemente, a seconda del territorio, si mette in discussione l’essenza stessa del Contratto Nazionale e il suo valore generale. A proposito, qual è il territorio, oggi, che possa essere dichiarato “non in crisi”? Su quale territorio oggi non si stanno producendo tagli al welfare?
La grande novità del Ccnl 2010-12 è l’introduzione dell’apprendistato formativo che finora non era previsto in questo comparto.
Si tratta di un aspetto che interesserà tutti i livelli, dalla A alla E, quindi anche operatori con un’altissima professionalità, prevedendo retribuzioni tra l’85% e il 90% del salario pieno della qualifica da conseguire. Si consente alle aziende di assumere un numero di apprendisti che può arrivare a un numero pari all’80% del resto dei dipendenti della cooperativa stessa.
E’ un passaggio pericolosissimo, che metterà le cooperative in condizione di prendere in apprendistato educatori o pedagogisti neolaureati, fino all’età di 29 anni, laddove fino ad ora queste figure venivano assunti a tempo indeterminato per le stesse mansioni. Il contratto di apprendistato sarà una nuova forma di precarizzazione del lavoro nel settore.
Per non dimenticare i 5 euro (più del 7% degli aumenti previsti!!!) che andranno alla sanità integrativa invece che ai salari dei lavoratori … altro bel regalino ai poteri forti!
In questa preintesa non c’è nulla poi che ricordi la centralità delle Rsu e che spinga, quantomeno, le centrali cooperative a prendere atto del fatto che le Organizzazioni Sindacali vogliano una generalizzazione delle Rappresentanza Sindacali elette dai lavoratori e non più nominate. Proprio adesso in cui nei settori pubblici si procederà alle elezioni delle Rsu (marzo 2012), riteniamo che questo dovrebbe sollecitare un percorso necessario di democratizzazione delle rappresentanze e di partecipazione dei lavoratori anche nel nostro comparto.  Riteniamo, infine, negativo non prevedere nel percorso di ratifica di quest’ipotesi di accordo un referendum democratico, certificato e vincolante tra tutte le lavoratrici e i lavoratori del settore nel quale si possa esprimere il proprio parere. Si prevede una consultazione di cui, però, se ne lascia ai singoli territori la sua applicazione.
 
Per tutte queste ragioni, ovunque ve ne sarà la possibilità, proponiamo di    
Votare NO
nelle assemblee di consultazione che si terranno fra i lavoratori nel mese di gennaio. Chiediamo alle direzioni nazionali delle Organizzazioni Sindacali, in primo luogo a quella della FP CGIL, di cambiare rotta, per chiedere e rivendicare:
  • un contratto nazionale che restituisca potere d’acquisto ai nostri salari;
  • la difesa dei servizi e la nostra dignità di lavoratori, è necessario ricominciare a parlare di una reale parità con il settore pubblico sul piano retributivo e sul piano normativo-contrattuale (orario di lavoro, ferie, maternità, ecc …);
  • per un reale riconoscimento della professionalità.
 
Il rinnovo del Ccnl Coop Sociali e di tutti i contratti privati e la riconquista del contratto nazionale dei dipendenti pubblici non possono che passare attraverso l’apertura di un conflitto che metta al centro l’unità tra i lavoratori pubblici e privati, che parta dal terreno della difesa del welfare e dei servizi ai cittadini. Questo, per noi, oggi è il ruolo di un sindacato che voglia davvero rappresentare gli interessi dei lavoratori e del servizio pubblico.
 
Area Programmatica LA CGIL CHE VOGLIAMO in FP CGIL

RIUNIONE OSND LUNEDI 9 GENNAIO V. PASSO BUOLE 166 TORINO

OPERATORI SOCIALI NON DORMIENTI-Facciamo Girare l'informazione-
 
RIUNIONE-LUNEDI' 9 GENNAIO 2012-
ore 21.00
presso
V.PASSO BUOLE 166
presso
Coop.SOCIAL PROJECT
 
“…È chiaramente contro la legge di natura, in qualsiasi modo la si definisca, che un fanciullo comandi a un vecchio, un imbecille guidi un saggio e che un pugno di uomini nuoti nel superfluo, mentre la moltitudine affamata manca del necessario.” [Jean-Jacques Roussea...u Discorso sulle origini e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini].

Sperando che abbiate passato tutti buone feste e visto che fra un po’ si ricomincia….facciamo un riassunto di quanto si è detto durante l’ultimo incontro:

• La costruzione di sinergie con altre categorie di lavoratori perché sappiamo bene di essere tutti interconnessi e dunque la difesa del welfare non è slegata dal sostegno e dalla lotta per il diritto al lavoro in generale (la nostra Repubblica si basa sul lavoro!);
• Una raccolta di storie di ciò che succede nei Nostri servizi per dare voce ai tanti operatori schiacciati dalla difficile e frustrante quotidianità ma anche alle persone che usufruiscono di questi servizi ai quali dobbiamo restituire una voce;
• La creazione di un blog;
• I prossimi incontri continueranno ad essere fatti in luogo chiuso. Abbiamo pensato a riunioni itineranti in luoghi significativi e nei quali esistano delle realtà con cui possiamo costruire delle reti e delle sinergie (es. sedi di cooperative sociali che ci danno la loro disponibilità ad ospitarci).
• Il PROSSIMO INCONTRO lo faremo LUNEDI' 9 GENNAIO in Via Passo Buole 166 nella sede della Cooperativa Social Project (Grazie Alessandro) sempre alle 21 e questa volta vi comunichiamo quale sarà l’ordine del giorno:
1. ORGANIZZAZIONE DI UN’ASSEMBLEA PUBBLICA SULLA SITUAZIONE DEL PIANO SOCIO SANITARIO ED ASSISTENZIALE;
2. COSTRUZIONE DI UNA RETE DI CONTATTI FRA OPERATORI ED ORGANIZZAZIONE DELLA RACCOLTA DI STORIE SOPRA CITATE;
3. DISCUSSIONE E AGGIORNAMENTO CHE RIGUARDA IL RITARDO DEI PAGAMENTI DEGLI STIPENDI.